L’avvocato di famiglia come architetto di buone relazioni familiari.
Un paio di anni fa, nel 2012 a Catania, in occasione dell’Assemblea Nazionale degli Osservatori sulla giustizia civile, fu avviata una riflessione sul ruolo sociale ed etico delle professioni giuridiche di avvocato, magistrato, dottore commercialista e notaio.
Si affrontò il tema e le problematiche connesse all’etica del ruolo del giurista e della persona umana.
Il migliore avvocato – si disse- secondo il sentire comune è lo specialista in vittorie processuali là dove verità ed etica dell’uomo, spesso, vengono relegata sullo sfondo, cedendo il passo all’etica del ruolo. Nel comune sentire la professione legale sembra alimentarsi di litigiosità e “cresce sempre più l’idea che più cause ci sono, più durano nel tempo, più il legale profitta”. Quest’idea è stata ovviamente criticata.
Oggi più di ieri l’avvocato di famiglia è un professionista che interviene nelle relazioni umane come “giurista della patologia” della crisi matrimoniale o della convivenza: entra silente, al fianco del proprio Cliente, nella questione familiare al fine di ricercare soluzioni e strumenti giudiziali a tutela dei diritti e degli interessi coinvolti. Ed è lì che l’esercizio della professione forense deve essere presidiato da un’etica rigorosissima, volta al massimo rispetto della vita familiare altrui, costruendo una difesa tecnica “guardata dall’alto” con una quanto più chiara possibile visione programmatica e proiettiva della scelta tecnica e delle sue ricadute nelle opzioni processuali sui figli della coppia in crisi, sentiti come propri indipendentemente dalla parte, in senso tecnico processuale, di cui si assume la difesa.
La modalità dell’approccio difensivo potrà costituire un propellente o un sedativo della lite ed in quest’ultimo caso, un terreno fertile nel quale cercare di mantenere positive le relazioni familiari.
Questo dipenderà dalla capacità professionale, dall’esperienza acquisita nel tempo sul campo professionale, dall’impegno sul piano della formazione scientifica e in ultimo, non per importanza, dall’empatia, tenendo sempre sullo sfondo un vecchio insegnamento di un Maestro: “habent sua sidera lites”.
Concepire l’avvocato di famiglia come giurista della prevenzione è una vera scommessa e fa la differenza: un professionista capace di porsi come punto di resistenza superando i malesseri del sistema attraverso la condivisione di una dimensione umana e che possieda un’idea di giustizia che non inizia e finisce nel processo ma si realizza anche prima e oltre il processo.
Relazioni umane virtuose legate da un obiettivo comune – il rispetto massimo delle persone vulnerabili- irrorano, riscaldano e contaminano, aiutando ad uscire dal sentimento di indifferenza che genera una società triste e trascina l’uomo nell’inconsapevolezza del proprio agire.
Mantenere positive le relazioni familiari nella ricostituzione del nuovo equilibrio dei legami è il precipuo obiettivo del professionista capace di ridefinire le richieste del proprio cliente, un professionista al di là del giurista, che non perda di vista i legami familiari attraverso l’ausilio, ove occorra, di competenze integrate che consentano di andare verso una maggiore “consensualizzazione” delle relazioni umane travagliate e dolorose.
Un professionista che si attiva in prima persona per immettere nel sistema quello che vi vorrebbe trovare e che allena così la capacità di sapere abitare il proprio tempo, l’unico che ogni uomo ha a sua disposizione.
Avvocato, in definitiva, che si ponga come obiettivo non solo la soluzione del conflitto ma soprattutto la conservazione dei legami e degli affetti familiari: un architetto delle relazioni familiari.
Laura Garofalo
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